1986

Arte e Alchimia

XLII Biennale Internazionale d’Arte, Venezia

a cura di Arturo Schwarz


Opere esposte:

Uruboros (1979)

Musica da camera per sei strumenti (1980)



Inchiesta di Arturo Schwarz

Questa terza parte comprende le risposte date dagli artisti alle due seguenti domande:

1. Quali sono gli aspetti della visione alchemica del mondo e della vita che maggiormente La interessano e con i quali si sente più in sintonia? 2. Quanto è importante per il Suo lavoro quotidiano il rapporto tra alchimia e arte? Naturalmente l'artista ha avuto la facoltà di esprimere il proprio punto di vista sul rapporto alchimia e arte in modo più generico e quindi senza attenersi al testo delle domande. In questi casi i testi pubblicati non sono preceduti dai numeri 1 e 2 che rimandano ai due quesiti. Amalia Del Ponte: “La ricerca dell’alchimista

non credo sia diversa da quella dell'artista,

se questa è una proiezione a livello inconscio della psiche. Oppure, l'alchimista è artista quando cerca di scoprire l'essenza della materia e la riproduce intervenendo nei fenomeni chimici in tempi per così dire "umani". Ora la ricerca, oltre che negli istituti e università, è fatta (con mezzi giganteschi) in laboratori su piattaforme spaziali o scavati sotto alte montagne,

ma credo sia sopravvissuta in alcuni ricercatori la loro parte creativa. Non so in che misura ne sono coinvolta; il mio lavoro mi aiuta a cercare, mi da una direzione. La coscienza si rivolge all'interno, il nostro centro più profondo riscopre la propria sostanza. Come l'alchimista purifica il corpus da tutte le superfluitates, esponendolo al fuoco più ardente, lo scultore progressivamente a colpi di subbia, con un paziente lavoro di "togliere", fa emergere la forma e insieme svela la materia del proprio immaginario.

Nell’alchimia si giunge alla purificazione

o mundificatio attraverso molteplici distillazioni; per la scultura un continuo sforzo per far affiorare il profondo alla superficie. L'energia libidica preme per essere trasformata. Il mio lavoro mi aiuta a cercare, mi fa vedere la differenza tra pulsioni di segni diversi su un oggetto/ostacolo; un esercizio che colma la durata del mio tempo.”



Testi critici:

Gillo Dorfless

Lea Vergine

Copertina catalogo

Musica da camera per sei strumenti

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