1986
Arte e Alchimia
XLII Biennale Internazionale d’Arte, Venezia
Lea vergine
Nel labirinto dell’invenzione
in L'Illustrazione Italiana
n. 38 gennaio 1987
“No. Non è la Praga del Golem o di Gustav Meyrink lo sfondo sul quale un'inedita messa in scena di dipinti, disegni e sculture, ispirati all'universo chimico ed esoterico ha affollato Venezia.
Nell'ambito della quarantaduesima biennale, diretta da Maurizio Calvesi e da lui dedicata a dibattere il tema «Arte e Scienza», Arturo Schwarz, che da più di trent'anni studia le varie fasi del pensiero alchemico, ha realizzato la prima grande esposizione internazionale, intitolata appunto Arte e Alchimia.
E qui torna opportuno citare Giulio Carlo Argan che, in una recente intervista su Alfabeta, sostiene: «Una disciplina morta è una disciplina che ha perduto i contatti col sistema culturale in atto. Non è che con questo scompare dalla nostra coscienza o, più ancora, dal nostro inconscio.
Credo che tra arte e alchimia un'analogia esista perché indubbiamente alchimia è il tipico caso della scienza che muore per taglio dei collegamenti con le altre discipline del sistema culturale. Siccome l'alchimia materializza il processo di trascendenza, cioè il processo per cui tutto ciò che è nel mondo tende a sublimarsi nel divino, quando la cultura del tempo ha rinunciato a queste finalità, ecco che l'alchimia è precipitata, è diventata una scienza morta.
Si potrebbe dire che una scienza morta cessa
di essere viva, ma non cessa di essere scienza.
Una ricerca e una mostra di arti visive e alchimia è dunque impresa da far tremare i polsi. Ben per questo Arturo Schwarz, eterno duellante, vi si cimenta. I risultati di questa impresa, a volte temeraria a volte coraggiosa hanno il fascino sottile e irritante che accompagna ogni viaggio
di tipo iniziatico. Passare da un'opera all'altra (lungo l'arco di ottanta anni e più), è come una lunga allucinazione attorno ad una chimera che appare e si dissolve; si entra e si esce dai canoni dell'arte per seguire il labirinto delle invenzioni di Salvador Dalì o di Man Ray, di Duchamp o di Rene Magritte o di Max Ernst, di Rita Kernn Larsen o di Jindrich Styrsky; per avventurarsi con Luca Patella o Amalia Del Ponte, con Claudio Costa o Laura Grisi, con Alison Wilding o Antony Gormely attraverso la scoperta di sé e del mondo. Il sapere che l'essere umano può acquisire intorno al sé, passa attraverso una pittura ricca di episodi, doviziosa di simboli, il cui senso recondito, intuibile nella filigrana di una realtà deformata e spesso del tutto fantastica, potrebbe essere un'esorcizzazione della morte e un'esaltazione della vita.”
pagina Illustazione Italiana - ph Maria Mulas