1992
Italic Serpentine, 170 x 440 cm (7 slabs)
exhibition: Studi Festival #2, Milano; Casa del Mantegna, Mantova
1992
Italic Serpentine, 170 x 440 cm (7 slabs)
exhibition: Studi Festival #2, Milano; Casa del Mantegna, Mantova
Situazioni dalle quali risultano i contrasti di modi, le situazioni in cui i significati si estendono ad altri campi e anche a formule melodiche.
E in questo ambito che Del Ponte si situa con la sua ricerca intitolata «La forma del suono». Ieri (nelle opere dell’artista amata e tradotta da artisti e filosofi) ordine, armonia, simmetria; sulle pietre tornite e sui marmi lussuosi il passaggio del tempo, il tocco dell’essere umano, l’usura del vento. Oggi, percussioni e pause di silenzio: Il marmo, detto Serpentino italico, dei pannelli esposti fa da cassa di risonanza, fa come da litofono (tamburo di pietra) il cui suono suscita emozioni, memorie, echi complessi in un pubblico che va a visitare una mostra di sculture, e si trova coinvolto in una sorta di esperienza musicale. D’altronde Del Ponte ha sempre attentato alle barriere dei generi. Già nel ’73, quando vinse il primo premio alla Biennale brasiliana di San Paolo, l’esteticità di tipo classico delle sue opere era divenuta sapida, perché speziata da ricerche intorno a culture come quelle cinesi, indiane, a discipline come la matematica, la biologia, la mineralogia, l’ottica, l’antropologia. E, da almeno dieci anni, insiste sulle sperimentazioni intorno ai toni musicali, all’ampiezza delle vibrazioni e al fenomeno delle ombre.
Lea Vergine