1960
Aosta green marble, 40 x 30 x 20 cm
private collection
ph ISSIMA
1960
Aosta green marble, 40 x 30 x 20 cm
private collection
ph ISSIMA
Gli inizi sono importanti: i suoi sono con Marino Marini, da cui apprende oltre alla sapienza della lavorazione dei materiali anche il gusto per il carattere artigianale della scultura, che resta una sua caratteristica importante. Ma ciò che la muove è l’esigenza di andare oltre la scultura (diventata, secondo Arturo Martini «lingua morta», quindi da ritrovare in forme nuove). I suoi riferimenti si muovono in direzione di Klee e dei costruttivisti russi come Gabo, Pevsner, Moholy-Nagy. E caratteristica di questo periodo la lavorazione del gesso, che la affascina per la sua malleabilità. Troviamo una spazialità e un costruttivismo originale, fin dall’inizio, per l’intenzione destabilizzante e straniante che li caratterizza. I blocchi in marmo e in bronzo costituiscono l’avvio di una ricerca che rompe la staticità della forma e avvia alle strutture interne e profonde della materia. I bozzetti, che sono opere compiute in se stesse, mostrano appunto la frantumazione dell’unicità formale. Se esaminiamo il bozzetto di marmo Nero del Belgio, vediamo che esso è il risultato dell’incontro di due forme che non si incastrano perfettamente, dando luogo a uno scarto, a una piegatura, a un incavo ampio, che gli conferisce un’insolita andatura di movimento, mentre anche suggerisce un che di incompiuto e di volto all’interno, apre uno spazio di vuoto. In quello di bronzo, si infittiscono le forme che si incontrano in modo dissimmetrico: gli spigoli acuti, nervosi creano nella materia una sequenza di falle e di oscure zone interne. Una ricerca del vuoto, dunque, anziché del pieno, del dentro anziché del fuori, del discontinuo anziché del continuo, del dissimmetrico anziché del simmetrico.
Eleonora Fiorani