1978 (2014)
ink on paper, 70 x 70 cm
graphite on paper, corrugated cardboard, h 100 x 70 cm ⌀
aural bell
exhibition: Galleria Milano, Milano 2015; Studi Festival #2
1978 (2014)
ink on paper, 70 x 70 cm
graphite on paper, corrugated cardboard, h 100 x 70 cm ⌀
aural bell
exhibition: Galleria Milano, Milano 2015; Studi Festival #2
Questo lavoro, in cui l’oggetto è la memoria, oggetto ancora misterioso ai nostri giorni, è una “libera interpretazione” dei vari scritti filosofici di Giordano Bruno: rielaboro e percorro le tracce delle sue lungimiranti intuizioni.
L’alfabeto della memoria
L’Ars Memoriae è una tecnica, già usata nel mondo greco-romano, al fine di evocare il ricordo di un discorso secondo una successione ordinata.
Nel Rinascimento l’arte della memoria riceve un nuovo interesse, si cerca di scoprire quali siano le regole di come ai pensieri si associno altri pensieri, e di come le immagini facilitino l’affiorare della memoria.
Per Giordano Bruno non è solo uno strumento pratico, ma anche uno strumento di conoscenza, una pratica che alimenta la facoltà di contribuire alla creazione.
La memoria è per Bruno la Mente cosmica, le immagini, visualizzazioni interiori, sono simboli, così come Platone adopera sempre delle figure di parole che in realtà sono figure di pensiero.
Ora cito Roberto Cingolani, fisico ricercatore: “Con solo […] 6 elementi l’evoluzione è riuscita a differenziare tutti gli organismi viventi e tutti i materiali organici.
La spiegazione delle infinite diversità e varietà che madre natura ci propone sta quindi nell’architettura e non negli elementi stessi.”
Ma la logica delle infinite combinazioni, i codici dei vari linguaggi con cui la natura si riproduce, per cui le forme si ripetono simili a se stesse, è affidata alla memoria.
Bruno tende a scoprire i meccanismi della memoria ed elabora concretamente l’Ars Memoriae, un codice di immagini che associa lettere alfabetiche a figure mitologiche.
Questo strumento che privilegia l’apporto dell’attività fantastica (attraverso cui si dà accesso alla memoria) è costituito da immagini, da simboli, da forme geometriche: lavorando con queste si generano nuove connessioni e ci si riappropria delle ombre e dei sigilli che le idee hanno lasciato nel mondo.
Amalia Del Ponte
Antequam de magia, sicut antequam de quocunque subjecto disseratur, nomen in sua significata est dividendum; totidem autem sunt significata magiae, quot et magi.
Magnus primo sumitur pro sapiente, cuiusmodi erant Trimegisti apud Aegyptios, Druidae apud Gallos, Gymnosophistae apud Indos, Cabalistae apud Hebraeos, Magi apud Persas (qui a Zoroastre), Sophi apud Graecos, Sapientes apud Latinos.
Prima di dissertare sulla magia, come su qualsiasi altro soggetto, il nome va distinto nei suoi significati: tanti sono i significati del termine magia, quante le specie dei maghi.
Mago anzitutto significa sapiente, come lo erano i Trismegisti fra gli Egizi, i Druidi fra i Galli, i Gimnosofisti fra gli Indi, i Cabalisti fra gli Ebrei, i Magi fra i Persiani (discendenti da Zoroastro), i Sofisti fra i Greci, i Sapienti fra i Latini.
Giordano Bruno, Ascoltare la grande voce delle cose