1968/72
Milanese laboratory of precious metallurgy, started in 1967, at the service of the artists.
1968/72
Milanese laboratory of precious metallurgy, started in 1967, at the service of the artists.
ph Ugo Mulas
ph Wolfango Soldati
Quella di Amalia è una ricerca di essenzialità e di semplicità nel senso e nei modi in cui l’aveva fatto Bruno Munari, per il quale complicare è facile, semplificare è difficile, è intelligenza e poesia degli oggetti e delle interfacce. Come dirà più oltre, in sede estetica per l’arte, Filiberto Menna. E l’ha recentemente ripresa John Maeda (2006) per il quale semplicità significa sottrarre l’ovvio e aggiungere significato. Una semplicità che si coniuga con il corpo e rivaluta i suoi bisogni primari, che parla con il corpo dei sensi, con l’io-pelle, che non solo sente ma immagina e sogna. Ed è sempre un aspetto inerente alla progettazione di oggetti non banali.
Di quegli anni è anche la sua progettazione di gioielli per GEM Montebello, editore dal 1967 al 1978 di gioielli d’artista, i maggiori dell’epoca, meravigliosamente fotografati da Ugo Mulas, con cui organizzò mostre in Europa e in America. Per GEM Amalia progetta negli anni ‘68-70 collane, anelli e bracciali, caratterizzati dall’uso di materiali e colori diversi che nella forma rimandano ad artefatti industriali. Il riferimento al quotidiano, a ciò che è semplice, funzionale, povero, è anche nei nomi. Cordino è una collana di cristallo di rocca e oro rosso, composta da due elementi mobili. Come gli anelli in oro bianco e alluminio anodizzato di vari colori sagomati per adattarsi alla forma delle dita. I bracciali sono invece cubistici: il bracciale d’ebano ha una chiusura in oro e una pietra dura; in un altro la pietra è sostituita da un cubo nero di alluminio con una da lente scorrevole che funge da coperchio.
Eleonora Fiorani