1974
a cura di Romana Loda
Inaugurazione: 21 settembre 1974
dal 21 settembre al 12 ottobre 1974
censurata il 23 settembre 1974
prorogata fino al 31 ottobre 1974
1974
a cura di Romana Loda
Inaugurazione: 21 settembre 1974
dal 21 settembre al 12 ottobre 1974
censurata il 23 settembre 1974
prorogata fino al 31 ottobre 1974
PARTECIPANTI
Carla Accardi, Diana Arbus, Valentina Berardinone, Tomaso Binga, Martha Boto, Nilde Carabba, Dadamaino, Hanne Darboven, Sonia Delaunay, Amalia Del Ponte, Giosetta Fioroni, Nicole Gravier, Laura Grisi, Ketty La Rocca, Verana Loewensberg, Milvia Maglione, Agnes Martin , Verita Monselles, Louise Nevelson, Yoko Ono, Gina Pane, Beverly Pepper, Edda Renouf, Bridget Riley, Andreina Robotti, Dorothea Rockburne, Niki de Saint Phalle, Grazia Varisco, Nanda Vigo, Dorothee Von Windheim
Omaggio a Lucio Fontana
Romana Loda
Se il pennello è donna
Su fondo blu scuro, un paio di mutandone della nonna con pizzi e nastrini. All’altezza dell’ombelico si apre uno spacco che va fino al fondo schiena. E in evidenza una scritta: inneggia alla libertà della donna di disporre dei proprio corpo fuori dei condizionamenti imposti dalla società maschile e fallocratica: insomma, a favore dell’aborto. E poi un disegno in tenere tinte pastello; una firma goliardicamente ambigua (Nikl St. Phalle); una (didascalia esplicita: «viva il cazzo». Don Mosé Ghidoni, parroco di Erbusco, un paesino di 6 mila abitanti in provincia di Brescia noto come zona di produzione di ottimi vini di Franciacorta, ebbe alcune concitate notizie da una brava e indignata madre di famiglia: «è tutta un’oscenità, una vergogna. Altro che mostra d’arte. Reverendo, la faccia chiudere subito, per amor di Dio». Appena riuscì a calmarsi, la donmi spiegò che, uscita di chiesa dopo la messa, le era venuto in mente di dare un’occhiata in Biblioteca Comunale, dove si era aperta un’esposizione di opere di sole donne, fra le più brave e conosciute rappresentanti dell’avanguardia internazionale: l’americana Diane Arbus, l’argentina Martha Boto, la tedesca Hanne Darboven, le russe Sonia Delaunay e Luise Nevelson, la giapponese Yoko Ono ex-moglie del Beatle John Lennon, e tra le italiane Carla Accardi, Valentina Berardinone, Nilde Carabba, Giosetta Fioroni, Amalia del Ponte, Nanda Vigo, Grazia Varisco, Milvia Maglione. Don Mosé non perse un attimo e si recò di persona a constatare l’entità dello scandalo. Dopo di che prese il telefono, chiamò Lionello Bugatti, presidente della Biblioteca comunale, e lo convinse a chiudere la mostra. «E così sono passata da una costrizione all’altra», dice Romana Loda, 33 anni, di Sala Marasino (Brescia), che ha curato l’allestimento dell’esposizione (sindaco e giunta hanno stanziato 150 mila lire, lasciando ogni altra responsabilità ai dirigenti della Biblioteca). «Prima mi sono sentita costretta a preprare questa mostra. Per contribuire a demolire il pregiudizio secondo il quale le donne non hanno mai fatto niente dì buono, che la creatività femminile non esiste. I galleristi mi rifiutavano tenacemente le opere. E adesso l’altra faccia della stessa medaglia: costrizione mediante censura».
Rispetto. Romana Loda non si è data per vinta. Ha chiesto e ottenuto che, per discutere il problema venisse convocata un’assemblea della Biblioteca; e l’assemblea, a larghissima maggioranza, le ha dato ragione: tanto che la mostra, dopo alcuni giorni, ha potuto riaprire battenti, e resta aperta fino alla fine di ottobre. Ma perché una mostra così ambiziosa, così provocatoria, in un piccolo paese di provincia? «Perché» risponde Romana Loda, «non vedo il motivo di trattare il pubblico di provincia come un minorato rispetto a quello della grande città, e perché in provincia sono abituata a lavorare. Certo che lo “scandalo” ha finito per deformare le mie intenzioni» Anche l’autrice del quadro più discusso, quello sull’aborto, della veronese Andreina Robotti, dice: «mio messaggio è stato frainteso. Nessuno del resto nega, al giorno d’oggi, che il problema esiste ed è serio». A questo punto anche don Mosé si è sentito in dovere di precisare che lui non è affatto un oscurantista; e ha ricordato le sue prese di posizione per la maternità libera e cosciente, i corsi di educazione prematrimoniale per fidanzati. La polemica, insomma, si è calmata: accordo no, reciproco rispetto, sì.
Virginia Visoni
in “Panorama”
24 ottobre 1974