1995
a cura di Francesco Leonetti
opere esposte: Aria della freccia, Presenza/Assenza
performance di Fayçal Zaouali
1995
a cura di Francesco Leonetti
opere esposte: Aria della freccia, Presenza/Assenza
performance di Fayçal Zaouali
Campo d’esperienza
Premessa
Anzitutto, il “campo di esperienza” è quello relativo al modo per tutti comune in cui si svolge la vita: con le percezioni reali (e immaginali) e con le riflessioni su sé e gli eventi.
A livello filosofico-scientifico attuale, nel processo quotidiano di esperienza e conoscenza l’essere vivente si definisce come un corpo-soggetto (con la mente “incorporata”) in rapporto stretto all’ambiente reale.
Non si può uscire fuori di ciò; ed è illusione il pensarsi specularmente al mondo e il rappresentarlo così – mentre nella scienza e nell’arte si maturano autenticamente grandi e diverse formazioni di senso, con mondi coerenti in sé -. Qui, in questa serie di manifestazioni, le opere e i testi di arte e letteratura stanno intorno a questa idea dell’«antirappresentazione» dibattuta dalla rivista “CAMPO” (Fiorani, Leonetti, Martignoni con interventi di altri redattori, Colonetti, Mascitelli, e dei maggiori collaboratori): coinvolgendo la “seconda cibernetica” e alcuni teorici del Novecento, da Saussure e Freud a Bachtin, e a Merleau-Ponty.
Pur avendo una loro propria e differenziata soggettività, e lavorando in diverse arti e con più generazioni, gli autori presentati qui sottoscrivono o circoscrivono il rilievo decisivo che oggi nelle nuove discipline e scienze (e in alcune idee politiche) si dà al nesso fra il vivente e il territorio, e, per conseguenza, fra linguaggio e cose, e testo e contesto.
A leggere Balestrini, mostro della avanguardia poetica, perché mette insieme solo lui così strettamente un asintattismo furioso (“evviva la”) e una semanticità implacabile (“trasformazione/turbamento”), è chiara la sua relazione col contesto sociale-storico e quello naturale.
La difficoltà attuale dello spazio e del “luogo” è rivelata da Milli Graffi.
Qualcosa di simile avviene nei poeti recentissimi Cepollaro, Voce, Bàino, urtanti col loro idioletto, e ibridismo e montaggio di citazioni.
In arte, in questa “mostra di tendenza” con alcuni esempi, si guardi cosa ha maturato ora Del Ponte (non c’era nella sua sala a Venezia): l’arco ha scoccato una freccia invisibile: e la scoperta inventiva è data dai romboidi incavati nella pietra, che sono l’ambiente aereo movimentato dalla freccia in corsa. Ha detto di lei Bonito Oliva: “tende a cogliere l’intelligenza della materia”. […]
Già installata anni fa nel Mudima, con la sua forza la scultura di Mauro Staccioli, che è un triangolo immenso con moto ascensionale, si collega a questo principio e a questo percorso.
Piraccini (nuovissima a Milano. nata nel ’64) ipotizza e inventa ora, nello spazio terrestre-celeste, gli scoppi di particelle elementari segnandole loro vite e le loro morti o trasformazioni; e comincia ad esaminare inoltre i corpi così come sono rigorosamente, e cioè come vuoti campi di energia. Ci sono in più le incursioni di Leonetti nell’arte, e quindi nel cinema. […] Dei due maestri sperimentalisti che sono anche redattori della rivista abbiamo qui, in apertura “storica”: opere ’95 di Dadamaino, che azzera ogni forma nota per dare i nessi vorticosi delle storie, in un”azzardo controllato” (Dorfles), colla precisione della mano giungendo a ” un flusso segnico pulsante” (Fiorani). E Arnaldo Pomodoro che precisa qui – poco prima che a New York – un punto essenziale di oggi, da lui visto nell’88: i nuovi scettri, le antenne dei media; con in più i sogni delle antiche “rive”. […] Nei film viene indagata la situazione incerta dove siamo (chiedendosi “quale mondo?” o “come rispondere ai media, o al mercato?”): magari, come fa l’Amati (nuovissima, nata nel ’69) disputando sino all’estremo su due libri, il profondo Poe e il manuale di manager. Inizialmente ricompare un film politico del ’71 di Leonetti e Pomodoro, girato quasi clandestino, accolto a Pesaro con clamori, poi trafugato; se ne è ritrovata una copia un po’ guasta; riguarda il processo a “Lotta continua”. […]
Alle 22.30 va in scena Bonito Oliva a modo suo.
Come dicevano già i grandi novecenteschi, solo questo linguaggio, che ora qui definiamo non-rappresentazionale (in quanto esclude l’illusionismo, sa di non poter ridare la prospettiva e ” il mondo”) può rispondere ancora all’assurdo e alla superficialità di oggi.
Francesco Leonetti