1996
performance, carta pesta blu, braciere, passerella, candela, dimensioni ambientali
esposizioni: Galleria Valeria Belvedere, Milano
1996
performance, carta pesta blu, braciere, passerella, candela, dimensioni ambientali
esposizioni: Galleria Valeria Belvedere, Milano
L’artista invita il pubblico a gettare nel fuoco “il proprio ego”, simboleggiato da sfere di colore blu Klein
Anna Cristina Fontanetto
Parole nascoste
In che direzione potremmo andare noi donne artiste e quale potrebbe essere un’analisi costruttiva per non limitarci a inutili lamenti sulla paralisi del mercato?
Sono dell’opinione che si debba innanzitutto partire dal punto di vista del fare arte, di lavorare con l’arte. In questi ultimi anni si è registrata un’iperproduzione e una conseguente, ma anche illusoria, espansione del mercato. Forse è arrivato il momento, proprio perché c’è stata una sorta di inflazione che ha bloccato il mercato, di cambiare atteggiamento.
In questo senso ritengo sia necessaria una separazione tra ragione creativa e ragione del profitto.
Le donne, che per tradizione hanno lavorato per i figli, hanno nutrito maschi e vecchi senza badare alle “ore”, fuori dalle leggi del mercato, si dovrebbero trovare avvantaggiate.
Anziché imitare il modello maschile, possono fare tesoro di una pratica coltivata per secoli e quindi percorrere la strada dell’ubbidienza a sé, che è la virtù dell’artista, e cioè lavorare come un rito significante, senza pensare al corrispettivo economico.
Trovare la propria parola, insomma, dando corso a qualcosa che viene da dentro, che è nascosto.
Citando una frase dei Veda: “Ciò che è già nostro sia ciò che non è ancora nostro”. Non voglio indulgere al misticismo, ma vero è che l’arte diventa un tramite per esprimere ciò che non si ha coscienza di avere.
Silvia Dell’Orso