AMALIA DEL PONTE | Appear by Disappearing

La Galerie nächst St. Stephan Rosemarie Schwarzwälder di Vienna presenta presso lo spazio Domgasse 6 Appear by Disappearing, una personale di Amalia Del Ponte curata da Roberta Tenconi come parte del festival Curated by. Prendendo ispirazione dal titolo dall’importante scultura del 1970 di Amalia Del Ponte Apparire/scomparendo, la mostra Appear by Disappearing si addentra nella ricerca lunga sessant’anni dell’effimero e del tangibile, sfidando le nozioni comuni di oggettività e dell’ambiente in cui viviamo.

Nata a Milano nel 1936, Del Ponte è un’artista poliedrica la cui ricerca pionieristica abbraccia l’arte visiva e il suono, e si estende anche al design, all’architettura e alla gioielleria. Spingendo continuamente i confini di queste discipline, ha sviluppato approcci innovativi ai materiali e alle forme. Rinomata per le sue sculture rivoluzionarie, come gli iconici prismi in plexiglass noti come Tropi, termine derivato ​​dal greco tropos, che significa “svolta” o “cambiamento”, un termine che funge anche da figura retorica per indicare deviazione e trasposizione di significato, e per la sua installazione ambientale Area Percettiva, con cui vinse il Primo Premio per la Scultura alla Biennale d’Arte di San Paolo nel 1973, l’opera di Del Ponte incarna un profondo impegno con i principi di luce, natura e tecnologia.

Il suo uso di materiali intangibili e la relazione tra il visibile e l’invisibile sono centrali nel suo lavoro. Mettendo in gioco le proprietà della luce (trasparenza, leggerezza e fluidità) con i fenomeni fisici che ne derivano (riflessione e rifrazione), le sculture in plexiglass di Del Ponte trasformano l’ambiente circostante e creano un gioco continuo di spazi mobili e virtuali, minando così la nozione stessa di materialità e percezioni convenzionali. Questi gesti cercano di rendere la natura indefinibile e transitoria della realtà, nel tentativo di eliminare i confini tra l’ambiente costruito e quello naturale e di sfuggire all’idea di qualsiasi punto di vista autorevole o privilegiato.

Il progetto per il festival Curated by celebra la ricerca innovativa di Amalia Del Ponte su luce, materia e scultura, che collega il mondo organico e quello inorganico. Questa mostra presenta opere storiche degli anni ’60 e ’70 ed è ispirata a due importanti mostre realizzate a Milano: la mostra del 1967 alla Galleria Vismara, curata dal critico d’arte Vittorio Fagone, che ha presentato per la prima volta le sue piccole sculture prismatiche in plexiglass, i Tropi, e la mostra del 1972 al Salone Annunciata, che includeva proiezioni di diapositive di immagini colorate di cristalli liquidi viste al microscopio insieme a sculture in cui Del Ponte ha sperimentato l’espansione dei Tropi in termini di dimensioni per relazionarli al corpo umano e l’accostamento del plexiglass con altri materiali come cemento e ferro. Ogni opera della serie Tropi è alta circa 20 cm e ha una superficie trasparente perfettamente liscia, che differisce solo per il numero sequenziale del titolo, per il grado preciso dell’angolazione che conferisce la forma specifica e per la presenza di alcune incisioni o persino l’inserimento di materiale diversi come in Senza titolo, 1965-66.

Come Del Ponte ha ricordato in occasione della sua mostra del 1972 al Salone Annunciata: “Più che alla forma come risultato, mi sono sempre interessata agli angoli che sceglievo, in quanto creavano uno spazio immaginario e dinamico per la visione, con una gamma definita di possibilità al di fuori delle quali le immagini esterne, rifratte e riflesse, si frammentavano, provocando una rottura continua dei veri schemi percettivi nell’ambiente. Da qui la necessità di riprodurre lo stesso oggetto in dimensioni più grandi, non solo come oggetto “primario”, ma per sottolineare la sua potenziale attività in sé e attorno a sé”.

Roberta Tenconi