1988

Le pietre sonore

Superstudio, Milano


Tutto quello che avreste voluto sapere sul sasso

La Repubblica

1988



“In clima natalizio sembra lontano anni luce, estraneo in tutto e per tutto con il suo sfavillare di luminarie, con quell'affollarsi

di rumori caotici che, per un malinteso senso dell'aggregazione, vengono scambiati per un segnale di festa. Al Superstudio. in una piccola sala, spoglia di ogni elemento superfluo, mercoledì sera, nel solstizio d'inverno, una suggestiva, singolarissima performance sonora: Magnamater, ha proposto una visione molto particolare della comunicazione musicale.

Erano infatti esposte, tra luci bianche, piatte, austere, le pietre sonore di Amalia Del Ponte. un'artista che in questi anni ha sviluppato

il suo intervento su un terreno coraggioso

e affascinante. Si occupa, la Del Ponte,

di scolpire e di creare strumenti in pietra:

gli esemplari della sua mostra "suonano" benissimo, dispongono di timbri, di chiaroscuri, di una gamma espressiva davvero notevole.

Sono marmi, serpentino, pietre sostanzialmente dure, forgiate con un lavoro paziente, modellate sulla base di uno studio acustico che non deve aver lasciato nulla al caso. "Battendo su queste pietre - spiega l'artista - uscirà la loro sostanza sonora e il ritmo profondo di chi le userà. Vorrei ottenere quella fusione di udito

e vista che gli antichi cinesi definivano la "luce degli orecchi". " Pietre lavorate e usate come strumenti musicali sono state ritrovate un po' ovunque: in Vietnam, in Indocina, in Cina - continua la Del Ponte e ancora in Nuova Guinea, in Corea, in India, in Venezuela, in Senegal,

in Nigeria e in Europa, perfino in Sardegna. Questi antichi strumenti musicali servivano

a ricondurre l'attenzione al valore simbolico dei fenomeni naturali e a superare il dualismo cosmico". Ci sono molti messaggi, molti discorsi possibili all'interno di una stimolazione simile, nelle relazioni che intercorrono tra materie e suono: ne sa qualcosa Walter Maioli che insieme a Giorgio Bona e a Cristina Spada costituiva il team percussivo della serata.

Con altri sassi, con bacchette, legni, timpani di tutte le fogge, hanno sfiorato, colpito, sfregato, agitato, strusciato le lastre, gli spicchi, gli ovali di pietra a disposizione. “Finalmente c'è qualcuno che si preoccupa

di studiare e di tornare alle dimensioni sonore delle nostre origini — sottolinea Maioli, da una ventina d'anni impegnato su questo fronte di sperimentazione e di ricerca, prima con un gruppo, gli Aktuala quindi come cavaliere solitario. L'arte primitiva, lo studio dei fenomeni musicali presenti in natura, che si propagano senza l'ausilio di marchingegni e che praticamente sono in libera circolazione, final mente ricopre oggi un interesse anche nel campo della didattica. Da oltre un anno mi occupo di dimostrazioni e specifici corsi illustrativi nella chiesetta di Morimondo e adesso la Ricordi mi ha chiesto di approntare alcuni testi per le scuole. Questa situazione, una diversa sensibilità, certe opportunità come quelle offerte dalle pietre sonore di Amalia Del Ponte disegnano forse un nuovo scenario: in fondo lo pensiamo tutti, non si vive di solo rock...”.


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