Silvia dell'Orso

Parole nascoste
in “Io Donna”

27 agosto 1996  



“SDO: In che direzione potremmo andare noi donne artiste e quale potrebbe essere un'analisi costruttiva per non limitarci a inutili lamenti sulla paralisi del mercato?
ADP: Sono dell'opinione che si debba innanzitutto partire dal punto di vista del fare arte, di lavorare con l'arte.
In questi ultimi anni si è registrata un'iperproduzione e una conseguente, ma anche illusoria, espansione del mercato. Forse è arrivato il momento, proprio perché c'è stata una sorta di inflazione che ha bloccato il mercato, di cambiare atteggiamento.
In questo senso ritengo sia necessaria una separazione tra ragione creativa e ragione
del profitto.
Le donne, che per tradizione hanno lavorato

per i figli, hanno nutrito maschi e vecchi senza badare alle "ore", fuori dalle leggi del mercato, si dovrebbero trovare avvantaggiate.
Anziché imitare il modello maschile, possono fare tesoro di una pratica coltivata per secoli e quindi percorrere la strada dell'ubbidienza a sé, che è la virtù dell'artista, e cioè lavorare come un rito significante, senza pensare al corrispettivo economico.
Trovare la propria parola, insomma, dando corso a qualcosa che viene da dentro, che è nascosto.
Citando una frase dei Veda: "Ciò che è già nostro sia ciò che non è ancora nostro".
Non voglio indulgere al misticismo, ma vero è che l'arte diventa un tramite per esprimere ciò che non si ha coscienza di avere.”

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