1967
Che Fare. Bollettino di critica e azione d’Avanguardia
a cura di Robero Di Mauro, Francesco LEonetti e Gianni Scalia
Salone Annunciata, Milano
Francesco Leonetti
“La rivista «Che fare» si è presentata già in maggio scorso col n. 1 ai lettori intelligenti in Italia e in altri paesi, con una caratteristica struttura che corrisponde alle idee di discussione estremistica e di ricerca rigorosa che essa manifesta. È infatti costituita (anche legalmente) come libera «associazione di cultura», con un proprio finanziamento; e propone dunque per prima in Italia, in relazione di lavoro con intellettuali e artisti e scrittori americani e francesi, una forma assai netta di libertà rivoluzionaria nelle idee e nei comportamenti, in diverse discipline di ricerca e di scienza. Sono propri dell'artista contemporaneo, sempre, un atteggiamento di conoscenza spregiudicata delle realtà, una coscienza critica dell'uso strettamente estetico che viene esercitato sul valori liberanti delle opere di invenzione nuova, e un'attenzione viva e generosa alle iniziative di punta, se anche i più giovani vi partecipano in una loro tensione per un aumento di responsabilità di linguaggio. E si può dire criticamente che la posizione vera dell'artista è quella di un «produttore libero», in anticipo cioè sui fatti di organizzazione sociale in cui non si giunge mai a realizzare una nuova dignità umana necessaria nella attività e nel rapporto. Con la manifestazione di mostra-vendita che presentiamo ai collezionisti e agli uomini di cultura e agli amici, vale il contributo esemplare di artisti che rappresentano tendenze rigorose, del lavoro dei maestri e dei giovani, in associazione alla rivista, per costituire il suo fondo, al difuori dei condizionamenti più o meno obbliganti di mercato e di industria culturale e di establishment. Anche il contributo di scrittori si è già cominciato a compiere, con la destinazione di diritti d'autori di opere letterarie. In una consueta «notizia di bilancio», viene data via via notizia degli impegni di spese e delle partecipazioni avute dalla rivista, nel suo compito difficile di provocazione per una nuova «intellighenzia» nella nostra società.”