1962
III Biennale Internazionale del Bronzetto
Museo Civico agli Eremitani, Padova


“Al limite del mondo c'é la nascita. Sbarazzata dalla sua matrice la forma si muove, si riprende si organizza. Invisibile la forma perfetta prende sostanza e i nostri occhi di ciechi vengono al soccorso della nostra ragione analfabeta per qualificarla d'informale. Tutto quello che l'uomo non può capire lo chiama assurdo o mistero. E' la stessa cosa il mistero è assurdo. Lei si chiama Del Ponte ed è testarda come un giovane cavallo galoppando il naso nel vento. Il mistero le sembra grottesco e ha ragione. La logica le sembra illogica e non ha tutti i torti, quando vediamo come i nostri spiriti se ne servono. Da queste due contraddizioni doveva nascere il principio della sua ricerca, una ricerca dove l'assurdo e il mistero sono pregati d'andare a rivestirsi negli spogliatoi in rovina della filosofia umanista. La scultura non può essere la progettazione di uno stato d'animo. Ne crepiamo di questi accademisti ridicoli che insistono a non capire che Rodin è del Pisano mal finito e che l'omosessualità di Michelangelo, che lo spinge verso il desiderio gigantesco delle forme non è altro che la prima pietra della sua colpevolezza geniale. E non c'è ragione di fermarsi su una così buona strada, le forme di Brancusi e di Arp sono della stessa materia estetica dei cavalli di S.Marco e delle statue da 'upim' della antica grecia, se la vittoria di Samotracia avesse la sua testa sarebbe magari una sconfitta. Allora la scultura cos'è? se non il vecchio sogno che l'uomo ha di creare nuove forme e non statue di papi o di generali. E' vero che la scultura ha conosciuto il suo periodo di rappresentazione quando l'uomo si voleva come sé stesso; Angor, il periodo Ming, la civilizzazione dei Bénin, gli Incas, il sorriso dell'angelo di Reims, Reiter di Norimberga; ma la vera scultura nasce dall’invisibile. Quello che l'uomo non può sequestrare con la sua memoria lo crea con le sue mani, sono gli scultori che fanno i totem non il contrario. Una volta espresso il suo desiderio di creare l'uomo-scultore si sente ragionevole calcola, progetta, interviene, e a sua volta la materia diviene altra, resiste, discute, rifiuta, accetta, si rinnega. Ma l'uomo-scultore a sua volta ha dovuto cedere, rinunciare, si è trovato di fronte ad un problema che non era soltanto il suo colui dell'incontro uomo-materia e non spirito-materia. Detto questo bisognerebbe considerare che noi entriamo nel dominio della tecnologia che possiede la sua regolamentazione del possibile. Rifletto forme? progettazioni, pieni, vuoti, obbediscono a delle leggi che dobbiamo scoprire e applicare per non cadere nella risoluzione caotica. L’informale nasce dal formale poi all'interno di una soluzione di simbiosi matematica si confonde con lui nello spazio. Qui si trova ancorata la ricerca di Amalia Del Ponte. Per questo scultore il formale non è mai definito ma progettato, parto geometrico di un gesto. Si tratta di un mondo ibernetico occupato alla grande opera della gestazione logica, lo sviluppo d'un cromosoma informe della forma. Delle forme doppie chiudono la culla di un vuoto ricettacolo di un movimento vitale da definire; è dell'invisibile-visibile, controllato, voluto, pensato, esposto, filosoficamente calcolato dentro un altrove. Un altrove che spera, cammina, ragiona, progietta, un altrove d'automazione capriccioso e superbo come un volere d'assoluto. Capire che l'arte deve trasformarsi in scienza per non morire è uno degli imperativi della sopravvivenza culturale nel mondo di domani. Ti adoro.”
                              Jaques Kermoal

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